LA SPECIE IMPRENDITORIALE E LA SUA TUTELA di Sauro Pellerucci


5. Sull’Uomo e la Performance Concorrenziale – Il Mercato Perfetto
Possiamo sostenere una diretta alternanza tra le libere scelte solo riducendo l’Uomo ad una componente del processo per il raggiungimento dell’equilibrio nel Mercato Perfetto, .
Prima obiezione: la colpevole rigidità nella disponibilità di capitali, anche non ingenti, e le restrizioni che, conseguentemente, subiscono le libere scelte rende irrealizzabile tale mercato.
Seconda obiezione: la legge della domanda e dell’offerta è in equilibrio solo quando vi sono soggetti interessati alla scoperta imprenditoriale.
Terza obiezione: il mercato perfetto non può esistere perché disumano.

Sintesi: la natura umana non è interessata né è riassumibile ad un insieme di performances commerciali. Gli affetti, la famiglia, gli interessi sociali e culturali, le passioni, l’attenzione alla qualità della vita ed al tempo libero rivestono, nella società umana, un ruolo centrale. Ciò determina una parziale disattenzione verso la libera scelta imprenditoriale che viene a divenire reale opzione solo per una parte della cittadinanza. Tale minoranza entra in contatto con una limitata porzione dei capitali disponibili per impieghi, largamente drenati dal credito al consumo o per investimenti immobiliari abitativi a favore della natura umana.

Richiamando la visione di un mercato perfetto, uno stato del genere porterebbe ad un iniziale indebolimento della scelta imprenditoriale, all’allargamento della base dei disoccupati, ad un abbattimento dei compensi lavorativi, al conseguente calo di impieghi bancari per acquisti non produttivi, ad un più agevole accesso al credito da parte di chi ha effettuato la scelta imprenditoriale e ad un nuovo punto di equilibrio socio-economico, posto più in alto.
Ciò si tradurrebbe in vantaggio per chi ha effettuato la scelta imprenditoriale, ingrossandone le fila.
Il regime delle tutele può rappresentare un elemento di equilibrio molto rigido e non democratico.
La tutela del lavoro dipendente da iniziativa altrui (e le garanzie sulla continuità dello stesso) spinge il sistema creditizio ad investire nel credito al consumo o per acquisti non destinati alla produzione. Gli stipendi fissati al di sopra del livello di equilibrio escludono parte dei cittadini dal mercato del lavoro ma creano le condizioni per l’acquisto da parte di un numero sufficientemente alto di cittadini di beni durevoli o di consumo finanziabili con un livello di rischio di sofferenza molto basso. L’esistenza di capacità di acquisto da parte dei dipendenti tutelati da iniziative altrui determina lo spiazzamento dei finanziamenti a ben più elevato livello di rischiosità tipico dell’impresa, soprattutto se di nuova costituzione.
Per sorreggere tale impalcatura occorre inserire rigidità nel mercato del lavoro e forme assistenziali a favore dei disoccupati.
Quando le garanzie superano le opportunità non vi è più soggetto disposto ad effettuare la libera scelta imprenditoriale. E siccome non si è ancora provveduto a nominare d’ufficio gli imprenditori si interviene tramite finanziamenti pubblici che operano per obiettivi. In breve, laddove il libero mercato non può interviene è l’ufficio pubblico, tramite i suoi funzionari nella qualifica di dipendenti pubblici, ad indirizzare, valutare e finanziare i nostri futuri imprenditori.

Il rigetto umano e morale del Mercato Perfetto da parte della società umana non deve giustificare l’applicazione dello stesso ad una limitata porzione della cittadinanza e della stessa classe imprenditoriale. La cittadinanza che effettua la Libera Scelta Imprenditoriale non deve essere lasciata, lei sola, in balia della violenta applicazione delle leggi di un Mercato Perfetto.

E’ il caso di approfondire le conseguenze di tale violenta applicazione e gli effetti che provoca sul singolo imprenditore.

(dicembre 2003 - novembre 2004)


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